Scritto da Carlo Palese
Suscita indignazione l'indifferenza che, nelle alterne fasi di questa sciagurata epoca di Covid, i nostri governanti hanno dimostrato nei confronti di chi lavora nell'ambito dello spettacolo e della cultura. Un'indifferenza che è figlia dell'ignoranza; temo che non vi sia più neanche la percezione di “cosa succeda” realmente durante un concerto o più in generale uno spettacolo in un teatro o in una sala, altrimenti ci si renderebbe conto della vastità del danno che si produce. Oggi ne subiscono le conseguenze molte migliaia di lavoratori del settore, domani sconteranno tutti la perdita di un'altra piccola parte di umanesimo; è un declino che da decenni stiamo vivendo e che con l'emergenza di questo 2020, semplicemente, corre un po' più veloce. Non si tratta di addossare colpe a questo o ad altri governi; si tratta di un’ignoranza ormai antica.
Ho letto commenti di gente che ha dichiarato di non mettere da anni piede in un teatro, in un cinema, in un museo ecc. ecc. e di stare veramente bene così. La cultura è un bene cui si può rinunciare, ci dicono questi concittadini. Trent'anni fa lo avrebbero forse pensato ma avrebbero taciuto, avvertendo quel ritegno che è un barlume - pur tenue - di civiltà; oggi ne vanno fieri. Ecco la differenza.
Protestiamo, dunque; facciamo pure sentire la nostra voce per il poco che potrà servire ma, soprattutto, quando questa schifezza di momento che stiamo attraversando sarà finita, dovremo essere coscienti che le cose saremo noi a doverle cambiare senza attendere considerazione “dall'alto”. Occorre lavorare per diffondere la passione e ricostruire quella “comunità musicale” fatta – certo - di addetti ai lavori ma di molti, molti più appassionati che pian piano si sono persi fino a non conoscere più il valore delle cose belle. Mi spendo moltissimo per diffondere la passione per la musica e lo fanno molti colleghi e amici.
Si deve “far quadrato” non solo nel momento della difficoltà, ma anche dopo. Non si tratta a mio parere soltanto di ricominciare a suonare dopo il Covid ma, in generale, di ribaltare un po' alla volta quell'indifferenza e ignoranza che il virus ha soltanto portato all'evidenza.
Lo dobbiamo alle generazioni future, agli studenti che formiamo e – perché no – anche a noi stessi e alla comune dignità.
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