L'opera di Monteverdi e il “cunto”.
In collaborazione con Musicamente
La celeberrima opera monteverdiana preceduta da un'introduzione in forma di “cunto” di Salvo Piparo, attore palermitano, che, ispirandosi alla Gerusalemme liberata, racconterà la vicenda dei due amanti guerrieri.
Arianna Art Ensemble & Salvo Piparo
Salvo Piparo, cunto
Nicholas Robinson, violino primo
Francesco Colletti, violino secondo
Sara Bagnati, viola
Cinzia Guarino, clavicembalo
Paolo Rigano, arciliuto e chitarra barocca
Marco Lo Cicero, violone
Maria Eva Solo, violoncello
Gaspare Romano, Monica Tedesco, danza
Il Testo: Giovanni Caccamo
Tancredi: Gaspare Provenzano
Clorinda: Picci Ferrari
Regia, scene, luci, costumi: Danilo Coppola
Assistente alla regia e coreografie: Carmine De Amicis
Il Combattimento, eseguito per la prima volta nel tempo di carnevale del 1624 in stile rappresentativo, è ispirato al XII canto della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso in cui il cavaliere cristiano Tancredi si batte in duello con un avversario musulmano senza sospettare che sotto l’armatura si cela la donna amata, la saracena Clorinda. La lotta è feroce e valorosa e si presta all’adozione di soluzioni musicali crude e innovative. Solo quando lei ormai morente, perdonandolo chiederà di essere battezzata, lui le toglierà l’elmo scoprendone la vera identità e restando senza “…e voce e moto”. Si affretterà dunque col battesimo a dare “vita con l’acqua a chi col ferro uccise”. Teoria dei contrasti alle estreme conseguenze.
Il lavoro compositivo di Monteverdi comincia già aggiustando, tagliando e giustapponendo frammenti di testo poetico del Tasso per concentrare la storia e ottenere il massimo dell’effetto drammatico in funzione della realizzazione musicale.
I fatti sono cantati principalmente dal Testo (ten.) e solo in pochi stringati dialoghi udiamo le voci dei due protagonisti (ten. e sopr.); le prescrizioni dell’autore per l’ esecuzione sono chiare e puntuali, soprattutto quelle tendenti ad evitare trilli e gorgheggi che spesso i cantanti aggiungevano di loro iniziativa. Solo nel breve momento, più lirico, in cui il narratore si rivolge alla notte, viene lasciato libero di abbellire i passaggi melodici, secondo la prassi coeva.
Ma è la piccola compagine orchestrale di archi e B.C. l’ulteriore elemento chiamato ad un ruolo quasi “cinematografico” di illustrazione della storia. Si tratti del trotto del cavallo, o della concitazione della lotta con l’uso del metro detto Pirricchio con veloci note ribattute in sedicesimi o addirittura il cozzo del metallo delle armi ottenuto con il primo esempio di pizzicato degli archi nella storia della musica, gli strumenti incarnano e sviluppano qui quei madrigalismi un tempo perseguiti solo con effetti vocali, che testimoniano il posto centrale del rapporto orazione-musica nella poetica del genio cremonese.
Se tutto l’ottavo libro monteverdiano è dedicato al contrasto amore-morte, topos tra i più perseguiti dai compositori dal rinascimento in poi, questo è tra i diversi capolavori contenuti, l’esempio forse più mirabile poiché costruito in ogni dettaglio per muovere più profondamente le emozioni del pubblico e sperimentare tecniche compositive inusitate.
Il combattimento sara’ preceduto da un introduzione in forma di “cunto” di Salvo Piparo, attore palermitano, che ispirandosi alla Gerusalemme Liberata, ed in particolare al XII canto dell’opera di Torquato Tasso, raccontera’ la vicenda dei due amanti guerrieri.
Note di Regia
Nel cenacolo dell'arte antica, dove le note danzano sull'aria come frammenti di un sogno, si dipana l'epopea di Tancredi e Clorinda, un'opera che sfida il tempo e lo spazio, radicata nel cuore dell'umanità. Qui, su una piattaforma geometrica che evoca antiche battaglie, i due cantanti si ergono come pupi animati dai fili invisibili del destino. Tancredi e Clorinda, due figure leggendarie che si affrontano in una lotta tanto epica quanto struggente, incarnano il conflitto eterno tra amore e guerra. I loro corpi, mossi con grazia e potenza, raccontano la storia millenaria di una passione che sfida ogni ostacolo, anche la stessa morte. Sul palcoscenico, il ring concentrico diventa il teatro di una battaglia cosmica, dove non solo le lame dei soldati si scontrano, ma anche i desideri, le speranze e i tormenti dei due amanti. I fili del destino tessono una trama intricata, guidando le mosse di Tancredi e Clorinda, mentre le loro voci si intrecciano in un duetto commovente che fa vibrare le corde più profonde dell'anima. E così, tra le linee rette e gli angoli acuti della scena, prende vita un racconto senza tempo di passione e sacrificio, di eroismo e tragedia. Tancredi e Clorinda danzano la loro danza mortale consapevoli che il loro destino è già stato scritto, ma determinati a lottare fino all'ultimo respiro per l'amore che li unisce oltre ogni confine e ogni avversità. E mentre le note di Monteverdi riempiono l'aria, il pubblico è trasportato in un viaggio attraverso i secoli, testimone di una storia che continua a risuonare nell'eternità.
Danilo Coppola
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